Fuori fuoco: una tesi poco elaborata sul problema del caroaffitti.
I gruppi Facebook adibiti a catalogo di stanze e appartamenti in affitto nelle più famose città universitarie si stanno trasformando sempre più velocemente in cataloghi dei parossismi isterici di studenti e lavoratori che non capiscono come mai non si riesca a trovare una casa.
Non si riesca a trovare una casa, o, più propriamente, non si riesca a trovare una casa a un prezzo decente. Comprensibile, ma spesso la rabbia di questi post viene diretta ai locatori.
Per quale colpa? Perché speculano su un mercato che, più che in crescita, subisce un progressivo aumento di richiesta e una diminuzione dell’offerta. Ma è una considerazione fuori fuoco, lì sta l’errore: il problema non è in chi sfrutta il mercato, ma è una questione laterale e più profonda. La domanda principale che invito a porsi è: perché non sono rimasto nella mia città?
Qui sta il problema: l’università italiana, così come il lavoro, è regionalizzata; per chi viene dalla piccola città che gravita intorno a metropoli diverse da Milano, Roma, Bologna e Torino (che metropoli, in fondo, non sono), le opzioni non sono appetibili. Se vogliamo che si abbassino i costi degli affitti, è necessario ridistribuire il prestigio.
Articolo di Fabrizio Pelli