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Un’autrice del passato: Emily Brontë

Prosegue il nostro percorso alla scoperta dei grandi autori del passato, e questa volta vorremmo parlarvi di un’autrice inglese, Emily Brontë. Nel 1847 l’editore Newby decide di pubblicare Cime Tempestose di Ellis Bell, pseudonimo adottato dalla scrittrice a causa del forte pregiudizio che la società vittoriana nutriva nei confronti delle autrici. All’epoca le donne vivevano relegate tra le mura domestiche ad occuparsi unicamente della famiglia. Anche altre scrittrici di quell’epoca utilizzavamo lo pseudonimo oppure mantenevano l’anonimato basti pensare a Jane Austen o Mary Shelley. 

Attraverso Cime tempestose, Emily Brontë critica fortemente la società e i costumi del suo tempo. La storia ruota attorno alle figure di Catherine Earnshow e di Heathcliff, in un vortice d’amore, passione, follia e vendetta, nei paesaggi tetri e nelle atmosfere gotiche della brughiera inglese. Come accade in tante leggende delle isole britanniche, dopo la sua morte Catherine diventa uno spirito errante. Potremmo anche accostare questa immagine alla tragedia shakespeariana Macbeth, e al fantasma che appare al protagonista.

La forte spiritualità della scrittrice Emily Brontë emerge così nella storia, ma ancora di più nelle sue poesie, poco conosciute. Per questo motivo vi proponiamo di seguito un testo su cui riflettere:

Più felice sono quando più lontana
porto la mia anima dalla sua dimora d’argilla,
in una notte di vento quando la luna brilla
e l’occhio vaga attraverso mondi di luce

Quando mi annullo e niente mi è accanto
né terra, né mare, né cieli tersi
e sono tutta spirito, ampiamente errando
attraverso infinite immensità.

I versi della Brontë ci ricordano che non siamo solo involucri fatti di materia, ma c’è un grande mistero che dimora in noi. Il nostro desiderio di felicità ci spinge lontano, in una dimensione in cui non conta l’apparenza, ma solamente ciò che siamo interiormente, nella nostra unicità. Queste parole non mai state tanto importanti quanto nell’era dei social, in un mondo in cui viene normalizzata la mercificazione del corpo in cambio di fama o denaro sulle piattaforme, e al primo posto regna spesso l’ostentazione, la superficialità più estrema. Allora torniamo a leggere poesia, ricordiamoci che siamo preziosi così come siamo, e la più grande ricchezza è racchiusa nel nostro animo.

Articolo a cura di Isabella Esposito