Tra gli sport inusuali di Federico
Federico, come nasce l’idea di un “Atlante Illustrato degli Sport Inusuali”, quale è il motore che ti spinge ad esplorare l’immaginario umano che trova realizzazione in sport davvero “esotici”?
Credo che i motori siano due e siano entrambi fondamentali. Il primo è la curiosità. Siamo circondati da cose belle e interessanti, ma spesso ci manca quel guizzo in più per poterle andare a vedere da vicino. Da quando sono diventato padre sono tornato a essere curioso seguendo e assecondando le curiosità di mio figlio. Forse il libri nasce proprio da qui.
Il secondo motore sta nel mio lavoro, nella voglia di raccontare e trovare storie che valga la pena far conoscere. Prendiamo il lacrosse. Si tratta di uno sport strano che magari abbiamo sentito nominare in qualche serie tv americana, ma ignoriamo che è lo sport simbolo dei popoli nativi americani. Uno sport che è nato secoli fa per attenuare controversie tra le tribù che invece di prendere le armi impugnavano quella strana racchetta e giocavano. Oggi questo sport – che sembra un mix tra hockey, football americano e palla a mano – è l’unico a riconoscere una nazionale non direttamente connessa a un territorio. Parliamo della nazionale Irochese che raggruppa sei territori a cavallo tra USA e Canada ed è di fatto la nazionale dei nativi americani. E se non è una storia da raccontare questa…
Un libro dai 10 ai 99 anni, un libro che ti parla e si racconta, lasciando un’idea nel lettore : se lo vuoi puoi realizzarlo. Era anche questo uno dei tuoi obbiettivi?
Con questo libro mi piaceva l’idea di dimostrare quanto fossero labili i confini della parola “sport”. Basta cambiare prospettiva e spostarsi di qualche fuso orario per trovare degli sport giocati, sentiti e partecipati che a noi (con i nostri codici) sembrano inusuali, ma che sono in realtà dei veri e propri modelli di sport e anche di business se vogliamo. Una delle cose che mi preme sottolineare quando parlo dell’Atlante illustrato degli sport Inusuali è infatti che si tratta di veri e propri sport e non di giochi perché ci sono regole condivise, federazioni e tesserati. So che serve un esercizio di pensiero laterale abbastanza importante per comprenderlo, ma la lotta coi cuscini può essere un vero e proprio lavoro. Esattamente come può esserlo il calcio qui da noi.
Questi sport li hai anche praticati? Hai volato sulle scope del quidditch e quale sarebbe lo sport che Federico vorrebbe inventare?
Come giornalista qualche anno fa ho seguito e partecipato agli allenamenti della squadra di Quidditch campione d’Italia, in Myanmar nel 2019 ho conosciuto il ChinloneChinlone e ci ho giocato per strada con alcuni ragazzini e sono tornato in Italia con quella celebre palla di legno. Molti sport poi li ho giocati non sapendo che fossero sport: vedi Sasso, carta e forbice, la lotta coi cuscini, lo yukigassen (la battaglia con le palle di neve). Alla fine quello che emerge è che qualsiasi gioco, se codificato attraverso delle regole può diventare – a modo suo – uno sport.
Inventare uno sport è difficilissimo, ma è la parte più bella di quando presento il libro davanti a un pubblico giovane. A volte ascolto idee incredibili. Inventare uno sport è uno sforzo di creatività che non resta fine a sé stesso ma si incanala in delle precise griglie. Si tratta di un esercizio importante e fondamentale.
Articolo di Michele Piramide
Dir. Artistico Radio Kaos Italy