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Sanremo 2025: un Festival che guarda indietro e non avanti

Il Festival di Sanremo 2025 si è rivelato un’edizione deludente, segnata da scelte che, invece di innovare e migliorare, hanno riportato la manifestazione indietro nel tempo. Se la selezione degli artisti è rimasta in linea con la vecchia gestione, tutto il resto ha subito un netto peggioramento: dagli sketch fuori luogo alla nuova modalità di votazione, passando per la scelta degli ospiti e al generale senso di ripetitività delle canzoni in gara. Questo Sanremo non ha saputo guardare al futuro, ma si è rifugiato in un passato che ormai non funziona più.

 

Sanremo 2025

 

Sketch e ospiti: quando il passato non è un valore aggiunto

Uno dei problemi più evidenti di questa edizione è stato il tentativo di riportare in auge dinamiche di spettacolo ormai superate. Gli sketch, pensati forse per rievocare un certo tipo di varietà televisivo, si sono rivelati lenti, forzati e spesso imbarazzanti, interrompendo il ritmo della serata invece di arricchirlo.

Anche la scelta degli ospiti ha seguito una logica simile: invece di puntare su presenze capaci di lasciare un segno, si è optato per nomi che non hanno realmente aggiunto valore al Festival. Le tematiche trattate, che in passato avevano saputo aprire dibattiti importanti, sono sembrate più retoriche che incisive, senza quell’impatto che un evento come Sanremo dovrebbe avere.

Sanremo 2025: un sistema di votazione che confonde e non innova

Se l’intento era quello di migliorare la trasparenza della competizione, il nuovo sistema di voto ha ottenuto l’effetto opposto. Le modifiche introdotte hanno reso il processo più macchinoso e meno comprensibile, generando confusione e lasciando la sensazione che la classifica finale non rispecchiasse realmente il valore dei brani in gara. Un cambiamento che, invece di rendere il Festival più equo e al passo con i tempi, ha solo peggiorato la situazione.

Brani ripetitivi: il problema del monopolio autoriale

Un altro grande problema di questa edizione di Sanremo è l’insistenza nel mantenere sempre gli stessi autori e compositori, che da anni dominano la scrittura dei brani in gara. Questo monopolio creativo ha portato a una preoccupante ripetitività nelle canzoni: brani che suonano molto simili a quelli delle precedenti edizioni, senza offrire vere novità o sorprese.

Tenere gli stessi autori, anno dopo anno, ha impedito il rinnovamento e ha creato un senso di omologazione musicale, con canzoni che seguono gli stessi schemi, le stesse sonorità e spesso anche gli stessi temi. Questo ha fatto sì che il Festival, da un punto di vista musicale, non riuscisse a evolversi, rimanendo intrappolato in un circolo vizioso di idee già sentite. In un Festival che dovrebbe essere un laboratorio di innovazione, questa persistente ripetitività non può che apparire come un grosso limite. Sanremo 2025 non ha saputo guardare al futuro.

L’unico elemento che tiene in piedi il Festival

Se c’è un aspetto che ha evitato il tracollo totale, è stata la selezione degli artisti in gara. La direzione artistica ha mantenuto una visione simile a quella delle edizioni passate, cercando di equilibrare nomi storici e nuove leve. Ma questo, da solo, non è sufficiente a salvare un’edizione che ha perso il senso dell’innovazione e dell’evoluzione.

Sanremo ha bisogno di futuro, non di nostalgia

Sanremo non può permettersi di guardare indietro, né nella struttura dello show né nella gestione della musica. Il pubblico si aspetta un evento capace di sorprendere, di sperimentare e di raccontare la contemporaneità, non una manifestazione che si rifugia nel passato. Se il Festival vuole restare un punto di riferimento per la musica italiana, deve tornare a essere un laboratorio di idee, e non una riproposizione di modelli ormai logori. Questa edizione, purtroppo, ha dimostrato esattamente il contrario.

 

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