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Capodanno a Parigi, ma sottoterra: l’esperienza live super punk degli Around The Deep

Dario: Ciao Scream It, come va? Il 31 dicembre, per la vigilia di capodanno, siete stati ospiti della capitale francese. Sono qui ad intervistarti poichè non è stato un live ordinario. Puoi spiegarci perchè eravate a Parigi?

Scream It: Siamo capitati lì quasi per caso, dei fan ci hanno proposto di suonare in una catacomba parigina: nulla di troppo legale, ci siamo affidati al destino.

D: Come avviene l’organizzazione di un live all’interno delle catacombe?

 

S: L’organizzazione è stata tutta self made, abbiamo imbarcato tra aereo e macchinate l’attrezzatura e l’impiantistica per la realizzazione del live, incrociando le dita che una volta giunti lì il tutto avrebbe funzionato. Ci siamo ritrovati alle prese della creazione di un drum kit, in quanto i ragazzi parigini ce ne avevamo fatto trovare uno, praticamente fatiscente, ma con molta inventiva siamo riusciti a far funzionare il tutto!


D:  E’ usuale a Parigi questo fenomeno organizzativo?

 

S: Usuale direi di no in quanto in quella catacomba siamo stati i primi e probabilmente gli ultimi a suonare. E’ stata occupata da ragazzi del luogo ed utilizzata per finalità ricreative:  quali proiezioni cinematografiche, quasi come fosse uno “squat”, in un ambiente piu’ angusto… In ogni caso negli anni sono capitati alcuni concerti in altre catacombe, ma di generi piu’ mansueti, non ci risulta ci siano stati altri artisti simili a noi (quantomeno documentati).

Ci hanno aiutato gli stessi fan e gli altri artisti a far quadrare il tutto ovviamente

D: Tutto ciò è assurdo! Lo spazio dove vi siete esibiti, ad esempio: come era strutturato? Vuoi raccontarmi qual è l’iter per arrivare al luogo?

S: Ci siamo calati in un tombino nel cuore della città, tra occhi straniti dei passanti e le macchine della via che ci costeggiava che rallentavano nell’incredulità; ad aprirci il tombino, delle quali le coordinate ci sono state rivelate segretamente dai ragazzi del posto qualche minuto prima dell’incontro, c’è stato un ragazzo che ci ha aiutati a calare dentro i nostri 40kg di valigie e ci ha scortati per questi chilometri di tunnel. Senza di lui sarebbe stato impossibile arrivare. Stretto, claustrofobico, sembrava di essere in un bunker della seconda guerra mondiale (cosa che probabilmente fu). Il tutto era costeggiato dai cavi elettrici della città. Siamo poi giunti in una sala piu’ grande, dotata anche di soppalchi in cemento e strutture attrezzate. All’interno un piccolo squat in miniatura con tanto di piano cottura. Per l’evento è stato realizzato addirittura un piccolo bar!

D: Incredibile, voglio suonare pur io lì. Probabilmente una delle situazioni più punk che ho sentito per adesso, distruttiva. Anzi, a proposito: mi racconti com’è andato il crollo del pavimento mentre suonavate? ahahahah

S: Il pavimento ha retto la bellezza di 30 minuti circa da quando è iniziato il concerto. Hegiz & Legione, i due trapper sperimentali che hanno aperto le danze, a fine set ci hanno fatto pogare talmente tanto che il pavimento in cemento e ferro è collassato su se stesso e dentro c’è finito tutto il pubblico, che togliendosi le macerie di dosso (feriti scampati) ha continuato a pogare come se nulla fosse, nel mentre che qualcuno disastrosamente cercava di ricostruire il tutto. Gli Hopeless Party e noi Around The Deep eravamo consapevoli, quindi, di aver perso la possibilità di aver la gente che potesse pogare ascoltandoci in quanto dovevamo performare dopo e invece nulla, i punkers francesi sono assurdi… Hanno tolto le macerie ed hanno iniziato pericolosamente a pogare sui cavi elettrici della città lasciati allo scoperto dalla rottura della pavimentazione…

D: Confermi quindi che questa sia la situazione più estrema che avete vissuto come band fino ad adesso?

S: Assolutamente sì, è anche difficile da far rendere a parole, chi c’è stato sa quanto tutti abbiamo rischiato la vita, piu’ e piu’ volte quella notte

D: Inizialmente anticipavi che forse è l’ultima volta che in quello spazio occupato riusciranno ad organizzare eventi simili. Perchè questo?

S: La stessa sera del concerto, sul finale, nel mentre che si stava esibendo Oxytocin col suo djset psytrance, siamo stati vittime di un attentato lì dentro. Un gruppo di ragazzi parigini esterni a coloro che ci hanno invitato a suonare si sono presentati lì accedendo da un tombino che non stavamo sorvegliando probabilmente, ed hanno ben pensato di lanciare un petardo sui cavi elettrici che erano rimasti scoperti nel crollo della pavimentazione. Ridendo e scherzando per il fatto che tale petardo non esplose, se ne sono poi andati, quasi come fosse una semplice bravata da ragazzini. Ci è stato poi spiegato che loro erano del giro delle catacombe e che stavano forse cercando di rivendicare uno spazio che percepivano come loro… Insomma, non eravamo ben accetti da tutti. In ogni caso abbiamo davvero rischiato che andasse tutto a fuoco con l’impossibilità di chiamare aiuto in quanto non prendevano i cellulari e con l’assenza d’acqua per estinguere eventuali fuochi

D: Fuori di testa, super pericolosa come roba, ma bellissimo allo stesso tempo. Che grandi! Spero che riuscirete a replicare l’esperienza e spero di vedervi quanto prima. Grazie mille per avermi concesso quest’intervista, in bocca al lupo per tutto e viva l’underground, sempre!

S: Grazie mille a voi per lo spazio concessoci e shout out a tutti coloro che erano presenti quella sera ed hanno vissuto le pene dell’inferno con noi, shout out a tutti coloro che dall’Italia sono venuti a vederci e soprattutto ad Hegiz che ha reso il tutto possibile ed infine ai fratelli Hopeless Party, Legione ed Oxytocin che conserveranno per sempre il ricordo di quest’esperienza vissuta assieme.

Intervista a cura di Dario Vaccaro