Traccia corrente

Titolo

Artista


Lo sport inclusivo dei Lupi e delle Lupe

Pigneto, campo di allenamento dei Lupi e delle Lupe Roma. 

Cosa sono i Lupi e qual è il vostro obiettivo?

I Lupi Roma è un’associazione di calcio a 5, siamo formati da una squadra maschile e una femminile, ovvero le Lupe. Il nostro obiettivo è combattere ogni forma di discriminazione promuovendo l’inclusione sociale.

Quando nasce la squadra e perché?

La squadra nasce nel 2019 quando abbiamo deciso di creare uno spazio che desse la possibilità a tutte quelle persone che vengono discriminate dall’ambiente sportivo di giocare in serenità. Purtroppo nel calcio il livello di omofobia e di machismo è molto alto, questo va ad inquinare un ambiente che invece dovrebbe essere accessibile per tutti. Una delle regole fondamentali dello sport è il rispetto verso l’avversario, regola che spesso viene infranta da atteggiamenti tossici che mettono a disagio molti giocatori.

Sono passati ormai più di dieci anni di distanza dalla dichiarazione omofoba di Cassano durante gli Europei del 2012 a quella di Jankto di pochi giorni fa, in cui ha dichiarato che l’ambiente calcistico ha reagito meglio di come si aspettava al suo coming out. Anche voi percepite un miglioramento?

Effettivamente la testimonianza di Jankto ha significato molto, soprattutto perché ha incoraggiato gli altri giocatori ad aprirsi. Tuttavia ancora oggi l’omosessualità suscita molti atteggiamenti discriminatori, l’abbiamo vissuto sulla nostra pelle nei tornei precedenti. Nonostante tutto, noi diamo il massimo in campo spesso battendo chi si crede migliore di noi. Il fatto che Jankto sia rimasto sorpreso dalla reazione positiva dell’ambiente calcistico ci fa capire che la strada da percorrere è ancora lunga. Dovrebbe essere normale fare coming out senza aspettarsi delle ritorsioni negative. Possiamo dire che il mondo del calcio da un lato è pronto per abbandonare determinati stereotipi e pregiudizi, mentre dall’altro persiste ancora molta omofobia che ci stiamo impegnando a contrastare. 

 

Articolo di Lavinia Sabelli